(...) “il momento in cui l’educando non ha più bisogno dell’educatore e delle sue sollecitazioni, il momento in cui è diventato persona nel senso più pieno del termine, non perché compiuta e conclusa, non più sottoposta a mutamenti di forma, ma proprio perché nell’apertura al mondo, essa è divenuta libera, responsabile delle sue azioni, capace di autoappartenersi e autodeterminarsi e, dunque, occorre avere il coraggio di lasciarla andare. Solo la formazione dura tutta la vita, fino all’istante estremo della morte, perché non necessariamente determinata da interventi intenzionali, ma dalla nostra esposizione al caso, all’imprevisto, all’inatteso”.
Tratto da: (Fadda, 2018. 194)